AAA CERCASI suggestive e caratteristiche location vista mare, pesce fresco e antipasti di mare sfiziosi. Benvenuti nelle Marche!

Siamo nella Riviera del Conero, quel tratto di costa ricco di insenature e piccole spiagge rocciose, che si distende per circa 20 Km dal Porto di Ancona al porticciolo di Numana. Un territorio protetto dal Parco Regionale del Conero, da visitare senza fretta e dove vivere è un lusso, ma solo per chi ama la semplicità.

Andiamo a conoscere i 4 Ristoranti…

Il Molo – Ristorante Marcello – Osteria Sara – La Taverna. Due a Portonovo (separati solo da qualche decina di ombrelloni), due a Sirolo (confinanti). 2 straordinariamente allegri e rustici, 2 leggermente più “chicchetosi” nella pur loro affascinante sobrietà. 4 Ristoranti che parlano di pesce locale, tradizioni e reinterpretazioni con stili diversi ma con un unico linguaggio comprensibile a tutti i palati: genuinità, semplicità, qualità.

RISTORANTE IL MOLO

Ristorante il Molo PortonovoLOCATION IL MOLO

Di fronte al moletto di Potonovo sorge il Ristorante che prende il suo nome. Il casottino bianco con tanti accurati dettagli azzurri  ha quello stile marinaro, tra il rustico e il raffinato, che fa subito venire voglia di sedersi a guardare il mare con un calice di verdicchio in mano. Stiamo parlando di un locale storico, appartenente alla famiglia Giacchetti dal 1961, che con Giacomo e i suoi figli è arrivata alla quarta generazione. E di storico non c’è solo il locale ma anche lo chef: Simone Baleani, controtendenza rispetto alla moda dei cuochi “moderni” (di scambiarsi continuamente ristoranti e  cucine), ha firmato un tacito patto di fedeltà alla Baia e al Molo da 33 stagioni. Un Gentil Chef di nome e di fatto, profondo conoscitore del Conero, dei suoi personaggi, aneddoti e  leggende. Simone svolge ogni giorno un  certosino lavoro di ricerca per riportare nei piatti quella che è la tradizione locale con una selezione severissima dei suoi fornitori:  “La differenza tra buono e fatto bene, è questa che vorrei che la gente capisse”. E se la maggior parte delle persone si accontenta del buono, Simone e Giacomo vogliono che anche gli ingredienti e le lavorazioni siano fatte bene.

MOLO CLUB SANDWICH

fragustoepassione.Molo Club Sandwich

ANTIPASTO IN SFIDA DEL RISTORANTE IL MOLO

Il Molo mi propone la novità di quest’anno: il Molo Club Sandwich (un antipasto che mi assicurano verrà  servito anche nel famoso aperitivo sotto l’ombrellone, un must del ristorante da ormai 5 stagioni). Sono le 7 di sera e la baia, coi suoi colori, regala una successione di  istantanee molto ventose ma incredibilmente poetiche. Mentre  Giacomo mi versa un Verdicchio di Matelica Torre del Parco, di una piccola Casa vinicola che lavora molto bene (appunto!),  arriva un  allegro piatto ondulato. Ci sono 3 versioni di panino: grano spezzato, curcuma e mix di cereali (i panini sono quelli di Ennio Lombardi del Vecchio Forno delle Grazie di Ancona che usa farine bio e ha sposato la causa del lievito madre a pasta acida da ormai sei anni ). Una presentazione decisamente simpatica e colorata! E di fronte a un panino  come resistere a quell’istinto primordiarle di schiacciarlo e addentarlo finchè salse e sapori non esplodano in bocca? Ho trovato originale l’idea di farcirne uno con la razza, pesce che nei ristoranti si vede poco (forse il sapore delicato si perdeva un po’ nella maionese di rapa rossa che però era molto scenografica); un altro panino, vista la location, era doverosamente ripieno di moscioli al gratin e l’ultimo era un “Ospite Straniero” ma giustificato (con Simone c’è sempre un perchè): sopra un buon mascarpone salato un filettino di salmone Coda Nera allevato in Scozia che l’azienda La Nef di Osimo commercializza seguendo nella lavorazione tutti i metodi di una volta:  filettatura a mano, leggera salatura e delicata affumicatura . Km Zero no, ma qualità eccelsa sì! Costo: 12 euro.

RISTORANTE MARCELLO

Ristorante Marcello- Quattro ristorantiLOCATION RISTORANTE MARCELLO

A metà strada tra il mare e  il lago grande di Portonovo, sorge un allegro casotto con una  vivace struttura di legno realizzata dal legname recuperato dal Potho, una nave affondata negli anni 60 a largo delle due Sorelle. Qui si mangia genuino, coi sapori di una volta, utilizzando le materie prime del territorio e perchè no, facendo pure la scarpetta nel piatto se il sugo lo richiede. Un locale con molta tradizione, almeno un paio di appetitose novità stagionali (quella di quest’anno: fusilloni al cotto e crudo di tonno e bottarga è una bomba!), tanti evergreen (la crema catalana in tazzina è uno dei miglior modi per corrompermi!)  e nessuna brutta sorprese né nel piatto né nel conto.  Il valore aggiunto? E’ il carismatico Marcello Nicolini (e il suo simpatico ed efficiente staff), che non solo dà il nome al  ristorante ma anche “carattere e personalità” al locale.

MAZZANCOLLE AVVOLTE DI PANCETTA

Mazzancolle con panecetta

ANTIPASTO IN SFIDA DEL RISTORANTE MARCELLO

Premesso che sono abbastanza di casa e che tra la serie infinita di antipasti ho affondato più volte forchette ma soprattutto mani e pane, sono contenta che (nonostante quest’anno di antipasti ce ne siano anche di nuovi e strabuoni, come la zuppetta di cicerchia con cefalo arrostito), Marcello si sia presentato con un super classico. Un antipasto che identifica il locale da sempre: stecconi di mazzancolle avvolte di pancetta su letto di morbido purè con riduzione di balsamico.  Ormai le mazzancolle di Marcello sono quell’antipasto che quando ti siedi te lo aspetti, se non ti arriva lo richiedi,  e quando è sul tavolo ti strappa un sorriso. Indubbiamente l’accostamento e la presentazione sono identificabili come un  riuscitissimo “food porn”.  Ma per gli amanti di Instagram fare una foto carina dell’impiattamento non è semplicissimo, uscendo gli stecconi irrimediabilmente da piatto e inquadratura. Allora meglio un selfie mentre si brandisce la spada (diciamocela tutta: chi non lo ha mai fatto?), ma meglio ancora mangiarlo caldo senza perdersi in chiacchiere.  Il gusto è una garanzia, l’abbinamento funziona e piace a tutti perchè è buono, punto. Sul territorio si potrebbe giocare anche di più sostituendo al purè di patate un purè di cicerchia marchigiana (appunto) oppure, ancora meglio in questo periodo, di fave. Sicuramente bisognerebbe trovargli un titolo:  A chi Mazza non se ‘Ncolla (a chi Tocca non se ‘ngrugna!), i 5 Moschettieri? Certo è che lo spadone, rosicchiato lentamente con Belisario Verdicchio di Matelica del Cerro  è TOP! Costo: 11 euro 5 pz.

OSTERIA  SARA

Trattoria Osteria da SaraLOCATION TRATTORIA OSTERIA SARA SIROLO

Da Portonovo ci spostiamo adesso  a Sirolo e precisamente nella sua piazzetta. Abito qui ormai da 12 anni e penso che in tutto questo tempo, l’unica  indicazione  che innumerevoli persone (in ogni lingua e cadenza) mi abbiano mai chiesto, sia stata: “Scusi  dove si trova l’ Osteria  Da Sara?”  Sara qui è un’istituzione. Sara c’è da sempre, e con molte probabilità pensiamo in tanti che sia immortale. Io ci venivo da Macerata quando ero bambina e me la ricordo proprio così come è adesso. Quelle Osterie Vintage dove il tempo si ferma, senza invecchiare. Quelle che si possono permettere di non avere contatti internet, pagine facebook e diavolerie moderne, perché sanno che la partita vera si gioca a tavola e si vince col passa parola. Sara è un locale simpatico, pieno di vita vissuta e di ricordi: passerei ore a guardare le foto in bianco e nero della vecchia Sirolo appese ai muri. E’ un locale  stracolmo di allegri “ninnoli” come le buffe case di quelle vecchiette  di una volta. Un locale che sprizza profumo di pesce buono e di genunità da qualsiasi porticina, sia quella che imbocchi scendendo i mitici e ripidi scalini dalla piazzetta sia quella del retro, dalla parte dei vicoli, dove vedi la cucina sempre in fermento con cassette di pesce fresco appena scaricato e la piccola griglia coi carboni ardenti. Il menù non fa una piega, è quello che cerchi e che ti aspetti: grandi classici, pochi ma fatti come si deve.

 SARDO’ NAMO

ANTIPASTO IN SFIDA DELL’OSTERIA SARA

Per 4 ristoranti, Giacomo Canori propone SARDO’ nAMO  ( quasi l’alternativa  low coast  ma altrettanto gustosa del “Viaggio intorno all’Alice” di Moreno Cedroni…).  Una volta seduta e accolta da sorrisi e cortesia, mi vedo arrivare con un bicchiere di Passerina Ciù ciù,  un mega piatto rettangolare di ardesia naturale con 4 assaggi di alici. La versione lollipop cruda su arancia essiccata, l’alice marinata con spaccasassi, fritta con ripieno di ricotta di colfiorito e finocchietto selvatico (con gocce di senape) e l’alice  a scottadito ( sui carboni) su una simpatica mini-graticolina ( i miei bambini sarebbero impazziti (e io pure)!). La presentazione oltre che bella invita al gioco. La versione su arancia essiccata vince il premio originalità  “chiccettosa” (poteva tranquillamente far parte di una entrée di un ristorante blasonato). Mangiare con le mani è quasi obbligatorio (alice marinata a parte), e ovviamente auspicato. L’alice fritta con ricotta è semplicemente deliziosa anche se avrei spinto leggermente di più il finocchietto contro la dolcezza della ricotta. L’unica cosa che io personalmente avrei aggiunto al piatto è un grissinone lungo  un po’ scenografico con semini particolari  o del pane carasau  sotto l’alice marinata per dare quel crunch che fa sempre piacere. Le fette di pane tradizionali non valorizzavano abbastanza tanta semplice e gustosa ricercatezza. Costo 1o euro (col grissino propongo 11!).

RISTORANTE LA TAVERNA

La taverna SiroloLOCATION RISTORANTE LA TAVERNA SIROLO

Quella che oggi si chiama Taverna in realtà è una ex chiesetta sconsacrata vicinissima  alla  nota chiesa “grande” (dal campanile super fotografato) della Piazzetta di Sirolo. Un piccolo gioiellino che anche nella versione Ristorante mantiene un indiscutible fascino coi suoi mattoncini a vista, l’arredamento di moderno design con predominanza di bianco e l’attenzione ai dettagli. Simpatica e apprezzata l’idea di scrivere su una lavagnetta il piatto del giorno, solitamente un primo sempre diverso a seconda di quello che i pescatori, la stagionalità, il territorio e la creatività dello chef offrono. E interessante e conveniente è anche il menù “pausa pranzo” (2 antipasti + primo del giorno + vino e caffé) per assaggiare diverse “cosine”. Ma non è tutto, a fare la differenza c’è anche la carta dei vini. Non a caso  il ristorante nasce come fornitissima enoteca perchè il proprietario Giovanni Mignanelli è da sempre un appassionato e profondo conoscitore di vini. Quindi se decidete di sedervi in uno dei tavoli che si affacciano sulla piazzatta, scegliete pure  uno dei piatti sfiziosi del giovane chef Davide, ma lasciate che sia il titolare a consigliarvi sull’etichetta migliore da abbinare. A volte è bello sperimentare e lasciarsi sorprendere!

 TARTARE DI GAMBERO ROSA E MANDORLE

Ristorante la Taverna SiroloL’ANTIPASTO IN SFIDA DEL RISTORANTE LA TAVERNA

Chef Davide mi preannuncia che è un amante del crudo, sia da mangiare che da ricettare. Siamo dunque in due e con curiosità, appetito e un calice di bollicine Umani e Ronchi  in mano, mi rilasso a guardare  la vivace piazzetta all’ora di pranzogià pronta ad accogliere l’estate. Il piatto che arriva è lineare, un bel quadrato bianco con un impiattamento centrale ricco di colore. Si tratta di 3 mini tartare di gambero rosa (dell’adriatico e di qualità eccelsa) su una spennellata di verde acceso (bietola e basilico)  e primaverili fiori viola di borraggine. Al centro uno scenografico sorbetto ai frutti rossi , che conferisce quel tocco asprigno, perfetto per contrastare la dolcezza del gambero. Un gioco di colori, consistenze e sensazioni perfettamente riuscito. Un piatto assolutamente equilibrato, attento alla stagionalità, decisamente fine e curato nei dettagli. Io personalmente avrei tostato le mandorle e sarei stata leggermente più generosa col gelatino (non per la composizione che era perfetta ma per la mia semplice golosità:  era gradevolissimo da accostare al gambero per quella nota  più fredda e non dolce). Lo zenzero nella marinatura della mia tartare non c’era, ma l’idea di una grattatina come da menù mi piace. Con il pane croccante già bruschettato ho raccolto avidamente le salsine fregandomene dell’etichetta e del bon ton. Qual miglior indice di gradimento che restituire il piatto lindo e pinto? 13 euro spesi bene!